mercoledì 11 maggio 2016




UNA FIABA
PER VIAGGIARE CON LA FANTASIA, CONOSCERE E  MUOVERSI SENZA BARRIERE.
Il povero Geppetto si affaticava a tagliarlo, ma più lo tagliava e lo scortecciava e più  quel naso impertinente diventava  lungo”.
“….Come da patrie lontane viene dato ad ogni uomo un angelo buono che lo segue come un compagno di strada mentre si avvia verso la vita, così le fiabe sono capaci di cogliere i puri pensieri di un’osservazione infantile del mondo, per il modo in cui sono divulgate e per la loro intrinseca natura.

Nutrono in modo immediato come il latte, leggere e gradevoli, o come il miele dolci e nutrienti, senza pesantezza terrestre…”  ITALO CALVINO.

E’ bastata una semplice mostra itinerante allestita nei locali della biblioteca Comunale del paese, per ricordare nella fiaba di Pinocchio  un’ espressione fiabesca capace di  ricalcare i diversi percorsi della vita seguendo  le tracce lasciate dai personaggi con i loro problemi, le loro difficoltà, le ingiustizie che affrontano  e superano.
La fiaba “Le avventure di Pinocchio”,  nasce come racconto a puntate pubblicato sul giornale dei bambini a partire dall’anno 1881 e termina nel 1882 al 15esimo capitolo con l’impiccagione di Pinocchio da parte della losca coppia il Gatto e la Volpe. Pare che i bambini non si rassegnassero a questa fine e chiedessero che Pinocchio tornasse in vita. Così  la pubblicazione riprende per concludersi nella forma conosciuta, nel gennaio 1883 al 35esimo capitolo con la versione nota a tutti.
Un libro per bambini letto anche dagli adulti che lo trovano costruttivo e  educativo  forse perché in fondo, affronta gli stadi della vita, la nascita, la vita infantile, il passaggio dell’adolescenza e l’età adulta
o anche perché ci ricorda come dagli errori si possa sempre imparare, ricominciando a percorrere una nuova strada con più autostima e maturità. 


Potrei definire,  “un incontro spontaneo con la fiaba di Pinocchio”, quello che in sole due ore ha coinvolto i bambini della prima e della seconda ( Scuola Primaria),  suscitando un gradevole apprezzamento in chi, qualche giorno prima, non aveva espresso particolare simpatia nei riguardi di questa storia, definendola TRISTE. 




Un ascolto attento e curioso del racconto letto  da una bimba, ha consentito alla bibliotecaria di poter  interagire con i bambini attraverso  interrogativi che hanno aperto la conversazione colorandola di riflessioni personali , similitudini , racconti di episodi  propri in cui ci si è sentiti un po’ Pinocchio, un po’ Lucignolo, e talvolta anche  un po’ il Gatto e la Volpe.  Mi piace porre l’accento sul fatto che  sono stati semplicemente bravi, specie nel trovare analogie tra Geppetto come padre e il loro papà, così come  con la Fata ritrovata nella figura di una mamma che cerca di salvare il proprio figlio  che sta per perdersi  imboccando una strada solo in apparenza semplice .



Parlare di Pinocchio ai bambini piace tanto. Non è un eroe con la spada che compie azioni  entusiasmanti, avventure capaci di far trattenere il fiato ma è un burattino di legno che sogna di trasformarsi in bambino . Sotto questa “corteccia” c’è  un personaggio profondamente umano,   buono, ingenuo e anche sensibile.  
..”Si mette nei guai con le sue marachelle..” -Dice un bimbo-  E il solo modo che trova per tirarsene fuori è raccontare bugie. –
 Per non essere rimproverato e punito ma, anche per non far dispiacere il “suo babbo”,  persevera in questa sua caratteristica che si manifesta palesemente con la metafora di un naso che si allunga ogni volta che mente:  forse a spiegare ai bambini che gli adulti riescono sempre a comprendere che la menzogna è fisicamente visibile?  Ciascun bambino ha ritrovato in questi interventi ,  un pezzettino di se stesso. 





La figura del Gatto e della Volpe rimane sempre tra le preferite della storia di Collodi, forse  perché  si tratta di animali ma anche per il loro atteggiamento avveduto  e scaltro; simpatici imbroglioni che si approfittano del povero burattino. In diversi piccoli momenti del loro essere bambini, ognuno  rivela essere stato a volte un po’ gatto e altre un po’ volpe.







Non tanti, ma un discreto numero di bambini, ha trovato Lucignolo un “ forte”, un bullo, ha suggerito qualcuno enfatizzando un termine  che ogni volta necessita  precisazioni doverose per impedirne un uso inappropriato. E in effetti, più che un “ bullo”, una cattiva compagnia che non si deve prendere come esempio. 

 
Per fortuna di Pinocchio, c’è il Grillo Parlante..”- Qualcuno ricorda!
Lui che  cerca di metterlo in guardia, tenta di ricordargli che deve essere buono, fare il suo dovere per non dispiacere il padre e per diventare un bravo bambino. 
- Tu maestra, il maestro e la bibliotecaria. La mamma, il papà, il sacerdote, i nonni, gli zii.. hanno specificato.- 







Il momento dedicato all’analisi del grande Mangiafuoco è stato uno dei più edificanti: -“ si è brutto, grosso e con un vocione, ma poi alla fine non è cattivo.”. E’ stato questo il ritratto fatto da un bambino, un profilo interessante che ha dato lo spunto per considerare quanto spesso giudichiamo dalle apparenze, dall’aspetto fisico, dalle diversità che ci spaventano facendoci allontanare dal conoscere come realmente una persona può essere.
E anche in  questa  sintesi abbiamo scoperto quanto e come  i bambini vedano le diversità, in che modo le osservano e le vivono. Stiamo parlando di bambini di una prima e di una seconda elementare  e forse l’approccio è stato più “ pulito” , ingenuo ma sicuramente vero.


Le fiabe: patrimonio della letteratura infantile..
e come diceva lo scrittore Italo Calvino, sono VERE, ossia sono una spiegazione generale della vita.
Nella loro struttura narrativa, permettono di affrontare svariati argomenti sfruttando gli elementi dei sogni, dei desideri e delle emozioni.
La fiaba è uno strumento universale d’interculturalità intesa come mezzo attraverso il quale il bambino può giungere alla conoscenza del mondo e interpretare la realtà che lo circonda.
Attraverso la fiaba  possono essere espressi i valori imprescindibili custoditi nella cultura di un popolo aiutando a capire  che dallo scambio di culture diverse si può trarre  un arricchimento  senza rinunciare alla propria identità culturale.
Infatti, educare all’interculturalità  significa prendere come punto di riferimento la propria cultura per confrontarsi con le altre  e ricevere nuove condizioni.
Molti racconti fiabeschi esprimono l’esaudimento dei desideri degli uomini, i quali, dopo aver superato gli ostacoli che la vita presenta, vorrebbero vivere felici e contenti.

Leggere una fiaba ci porta un po’ a pensare che in fondo la vita non è sempre così difficile da affrontare e allo stesso tempo ci induce a scoprire quante potenzialità ciascuno di noi possiede, in misura e qualità diversa, che, al momento giusto ciascuno sfodera   per riuscire a far fronte alle intemperie della vita. Nel vivere quotidiano, la conoscenza della fiaba può aiutare adulti e bambini a sviluppare una buona capacità di equilibrio trovando in essa le giuste motivazioni   per affrontare situazioni di paura, di inadeguatezza, di solitudine, mancanza di autostima, sconfiggere stati di ansia: conquistando tale equilibrio, i vari aspetti della personalità, affettivo, cognitivo, linguistico e sociale si svilupperanno in maniera armoniosa.
Le fiabe hanno un po’, uno scopo terapeutico, quasi un  aiuto  a non farci sopraffare dalla disperazione, perché si può sempre trovare una via d’uscita ; la vita  dà sempre altre opportunità.